All’opposizione rispetto a una maggioranza compatta Freud raccoglie il testimone della fiducia illuministica nella ragione come facoltà di pensare, come facoltà legislatrice superiorem non recognoscens, e ne ricostruisce l’accadere come introduzione nella natura di un’entità autonoma da qualsivoglia principio di causalità o di comando. “Il sonno della ragione genera mostri”, diceva nel ‘700 Francisco Goya. Ma non è la ragione in quanto tale – dice Freud – a essere distruttiva, ma la ragione in quanto concepisce, come soluzione, la propria autodistruzione. La ragione, il pensiero, nelle sue vicissitudini di facoltà legislante, può infatti produrre l’idea viziosa, difettosa, di un Altro come totalmente Altro, che Freud chiama Super-io, logorandosi poi nel tentativo di un’obbedienza logicamente impossibile, di una ribellione impotente, di un rapporto, di una legalità altrettanto impossibili. Il rischio è che una ricerca di questo genere, che Freud definisce masochistica, si rovesci poi, nella realtà, nel sadismo di una volontà di potenza che di fatto è pre-potenza.
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